AREA GRECANICA

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Nell’estremità meridionale della Calabria affacciata sul mar Jonio in alcuni paesi racchiusi in un lembo di terra compreso tra il bacino della fiumara Amendolea e quello di San Pasquale persiste una della minoranze linguistiche più importanti della penisola italiana giunta fino a noi attraverso una tradizione puramente orale.

Ci troviamo nell’Area Grecanica o Ellenofona, un’area dove è ancora viva e persiste nonostante innumerevoli difficoltà l’identità linguistico-culturale dei Greci di Calabria .

I termini con cui si indicano i parlanti  e gli abitanti dell’area sono molti: Grecofono, Greco di Calabria,  Calabrogreco, ed Ellenofono; invece per indicare la lingua si utilizzano i termini: Greco di Calabria, lingua greca di Calabria,  greco calabro o calabro greco.

La profonda grecizzazione per opera delle colonie  magno greche dell VIII sec a.C. e la presenza bizantina per tutto il medioevo ha marcato profondamente l’identità di queste comunità oggi circoscritta ai soli comuni di Bova "Chora tu Vua"("La città" indicata come la Capitale dell'Area), Bova Marina "Jalò tu Vua",  Condofuri "Kontofyria" (con le frazioni di Gallicianò definito "il paese più greco d'Italia" e Amendolea), Roccaforte del Greco "Vunì" e Roghudi "Rhogodes" (pieno di crepacci) o da "Rhekhodes" (aspro).

La Calabria divenne una terra dall’anima e dalla cultura greca senza mai essere del tutto sottomessa alla latinità imposta da Roma.

Queste comunità hanno avuto da sempre dei rapporti privilegiati con la penisola greca fin quando questo ponte di relazione si interruppe con le incursioni ad opera dei saraceni e le comunità si ritrovano da sole a fronteggiare la profonda latinizzazione iniziata tempo prima dai normanni.

Man mano si venne a creare la divisione tra i proletari parlanti greco, considerati analfabeti e la borghesia parlante l’italiano alfabetizzata; a questo si aggiunse la scolarizzazione obbligatoria che portò i contadini parlanti il greco a umiliazione e punizioni per l’uso di tale lingue.

Di seguito, all’inizio del XX secolo, lo spopolamento dalle montagne dovuta all’emigrazione, agli eventi tellurici e alluvionali hanno segnato profondamente le sorti di queste comunità.

Le nuove generazioni considerate sempre più arretrate scelsero di abbandonare l’uso della lingua e dei costumi dell’antica cultura italo-greca tanto da rischiare la scomparsa.

Negli ’70  grazie al lavoro di singoli studiosi e appassionati, soprattutto locali, e di associazioni ha portato alla riscoperta del patrimonio che la nostra terra è in grado di offrirci e cercare di dare alle nuove generazioni l’impulso a riscoprire la meraviglia dell’antica cultura greca che i nostri antenati hanno vissuto e che oggi rischiamo di perdere per sempre.

L’area Grecanica oggi ricalca grosso modo i confini dell’ antica diocesi di Bova (unitasi alla diocesi Reggio nel 1970) ultima diocesi ad abbandonare il rito greco nel 1573.

L’origine della lingua greca di Calabria, però, non è stata mai definitivamente chiarita, questo ha portato a delle polemiche che discutono su due ipotesi: quella di Gerhard Rohlfs, che ritiene il “greco di Calabria” diretto discendente di quello della Magna Grecia, e quella di Giuseppe Morosi e Oronzo Parlangeli, che lo vuole invece erede del greco-bizantino (nato, cioè, in età bizantina).

La tesi Gerhard Rohlfs è comunque quella chiaramente dominante, in quanto, secondo gli storici, i Bizantini non hanno lasciato traccia della loro lingua nelle regioni da loro conquistate.




Webmaster Geom. Callea Pasquale